Da
quello che si capiva dalla foto, doveva essere una porta dipinta di nero,
affiancata ai lati dalle due colonne in legno che aveva individuato nella
semioscurità la sera prima. Solo dall’immagine sullo schermo, però, fu in grado
di vedere che entrambe le colonne erano tutte decorate con incisioni poi
dipinte in vari colori. Lesse infine sopra l’architrave la scritta Helheim, che significava Dimora di Hel, tracciata in caratteri
robusti e lineari. In poche parole, da quella porta si accedeva, in senso
sperabilmente solo figurato, nientemeno che all’oltretomba vichingo.
Tornò dunque, con l’intenzione di fare
una verifica, alla pagina con il calendario degli eventi e cliccò sulla data
del 13 febbraio. Ottenne all’istante la conferma che cercava: anche la
conferenza sulle rune si sarebbe
tenuta nella Helheim. Quindi, qualsiasi cosa vi fosse oltre la porta
nera, presto avrebbe smesso di essere un mistero per lei e a quel punto anche i
suoi ultimi dubbi, sull’opportunità o meno di assistere alla conferenza, si
dissiparono. Era ormai disposta ad andarci anche da sola e persino con
Fabrizio.
Poi, per associazione di idee, pensò
improvvisamente alla stanza della sua casa occupata in quel momento da
Alessandra. In un certo senso, aveva finito per essere avvolta ai suoi occhi in
un mistero persino più fitto. Pensò anche a quando si era offerta, all’inizio,
di aiutare la sua inquilina a trasferirvi dentro gli scatoloni con le sue cose.
Aveva ricevuto un rifiuto così categorico che non aveva neanche osato
ribattere. Così come non era stata in grado di opporsi alla richiesta della
ragazza di non entrare mai più nella stanza finché fosse stata lei ad abitarci.
Alessandra si era persino detta, in quell’occasione, disposta a pagare un
affitto più alto pur di garantirsi la sua privacy. Ma Luisa aveva rifiutato
l’offerta, aggiungendo che avrebbe semplicemente rispettato il suo desiderio di
riservatezza. Quello era stato forse l’ultimo vero colloquio tra loro e Luisa
stranamente lo ricordava per la prima volta con una sufficiente ricchezza di
dettaglio. Prima era stato come avvolto in una specie di nebbia.
Questa parte del labirinto è stata scritta da Ivano
Landi, autore dei romanzi L'Estate dei Fiori Artici e Solve
et Coagula.
Ecco
cosa puoi fare adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- Fortunatamente per lei, la sua amica Giulia, forse proprio a causa di questa nebbia, era sempre rimasta all’oscuro dell’esistenza di quel patto scellerato. Le aveva solo detto che la sua inquilina chiudeva sempre la stanza a chiave perché era gelosa del suo spazio e del sua privacy.«E tu glielo permetti?» aveva replicato l’amica con la consueta foga.«Perché non dovrei?» si era difesa Luisa «Dopotutto è il suo unico neo. Per il resto è l’inquilina che ho sempre sognato di avere: non sporca, non lascia niente in giro, non fa rumore e, soprattutto, è puntuale nei pagamenti». [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAABAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA di Ivano Landi, clicca sul link).
- Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
- Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.
Forza
e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!
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