Aveva
premuto il pulsante del secondo piano,
ma, proprio nell'istante in cui le porte si stavano chiudendo, una
ragazza sgusciò all'interno. Minuta e bruna, aveva i capelli raccolti in una
coda di cavallo e indossava una giacca blu su un paio di jeans. Le dedicò uno
sguardo, una frazione di secondo: non aveva proprio niente di speciale, niente
che gli desse motivo di guardarla per un momento di più.
Quando le porte dell'ascensore si
aprirono e davanti ai suoi occhi apparve l'open space dove avrebbe dovuto
trascorrere il resto della giornata, fece per uscire, scontrandosi
violentemente con la ragazza.
Evitò il suo sguardo, scrollando le
spalle e superandola rapidamente per dirigersi alla sua postazione. Il rumore
di passi alle sue spalle lo fece voltare e vide la ragazza seguirlo, per poi
sparire in una delle postazioni, a poca distanza dalla sua.
Il suo primo pensiero fu che non
sapeva che aspettavano una nuova collega. Il secondo fu che, in fondo, non
gliene importava niente.
Accese il computer, controllò la posta
e sbrigò la poca corrispondenza che gli era arrivata durante il weekend. Tutto
come ogni lunedì e come il resto delle mattine della sua vita, da quando era stato assunto lì.
Aprì il fascicolo delle pratiche assicurative in scadenza e sollevò la cornetta
del telefono per ricominciare a comunicare ai clienti che dovevano pagare la
rata successiva.
Dopo quelle che gli erano sembrate
ore, scoccò uno sguardo all'orologio digitale del computer: erano appena le
9.22. Non aveva iniziato a lavorare nemmeno da mezz'ora.
«Ti disturbo?».
Una
voce femminile attirò la sua attenzione: era la ragazza dell'ascensore.
La sua
unica risposta fu quella dei suoi occhi, che la fissarono stupiti e un po'
infastiditi dall'interruzione.
«È che non è arrivato ancora nessuno e
volevo sapere dove potevo prendere un caffè».
«Nel seminterrato. Se prendi
l'ascensore, ti ritrovi le
macchinette proprio davanti» disse solamente, tornando a comporre il
numero del cliente successivo.
«Ah, comunque mi chiamo Lisa, molto
piacere».
Rimase per un momento immobile a fissare
lei e la sua mano tesa, stupendosi della sfacciataggine di quella ragazza. A
guardarla meglio doveva avere più o meno la sua età, sebbene non fosse nemmeno
lontanamente avvenente come le altre venticinquenni dell'edificio. Silvia
compresa.
Questa parte del labirinto è stata scritta da Belle, gestrice del blog Flowerstardust,
scrittrice, appassionata di fantasy, di
musica e di teatro.
Ecco
cosa puoi fare adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- Alla fine, dopo diversi secondi in cui il suo sguardo infastidito non aveva fatto desistere la ragazza, tese la mano e strinse quella di lei, brevemente e senza alcuna verve. Disse il suo nome, borbottando un Alessandro a malapena udibile. Era evidente che, fosse stato per lui, avrebbe evitato del tutto di parlare.Nonostante questo, il gesto sembrò bastare alla ragazza, che gli rivolse un sorriso e si diresse verso l’ascensore, evidentemente per seguire le sue indicazioni e andare a prendersi un caffè. [continua] (vai alla parte AEAA di Salamandra, clicca sul link)
- Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
- Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.
Forza
e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!
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parte in sé, non per scrivere continuazioni.
"Belle, autore dei"...?
RispondiEliminaOps... ho corretto, errore di copia-incolla. Grazie per la segnalazione.
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