venerdì 23 agosto 2013

Parte AAAAAAAAAA di Ivano Landi



Era stata una serata ben strana. Mentre saliva le otto rampe di scale che portavano al suo appartamento Luisa ripensò a Giulia, che dopo aver assistito a una conferenza tutta dedicata a simboli e analogie interpretava in senso letterale il messaggio che Eva Luna le aveva riservato. Ma ripensò soprattutto a quello che era capitato a lei: ritrovarsi a essere la consorte, per quanto immaginaria, di un imperatore che aveva tutta l’aria di fare lo spazzacamino di lavoro non era certo il massimo della vita. Oppure lavorava nelle pompe funebri? L’aria da beccamorto ce l’aveva proprio… Per un attimo sorrise all’idea, poi però si vergognò un po’ dei suoi stessi pensieri: magari era un bravissimo ragazzo e in fin dei conti era stato vittima della situazione al pari di lei. Si augurò comunque lo stesso di non trovarselo mai più davanti in vita sua.
Quando finalmente arrivò davanti alla porta dell’appartamento, infilò la chiave nella serratura e la girò. Un solo scatto: significava che Alessandra era rientrata prima di lei. Non che facesse molta differenza in realtà, perché si chiedeva spesso se non avesse per caso affittato la stanza a un fantasma. Erano quasi due anni che coabitavano, eppure non poteva dire di conoscere la sua inquilina molto meglio del primo giorno. Sapeva solo che veniva da un paese della Basilicata, che aveva un’età compresa tra i venti e i ventiquattro anni e che studiava violoncello al conservatorio.
Con lei era impossibile dar vita a un qualsiasi dialogo. Quando si incrociavano nell’appartamento, Alessandra era sempre di passaggio da una stanza a un’altra e si salutavano e basta. Solo in rari casi era solo successo che l’avesse invitata a una delle sue esibizioni musicali, ma era sufficiente che Luisa accennasse appena a un segno di diniego perché la cosa finisse lì.
Tra le altre cose, Luisa si chiedeva anche se la sua inquilina fosse o no provvista di un apparato urinario o di un tubo digerente: non la vedeva mai usare il bagno. In cucina entrava solo per aprire la porta del frigo e bere alcuni sorsi di succo di frutta. Poi, naturalmente, spariva di nuovo. Se e quando cucinasse e mangiasse era un totale mistero… di notte mentre lei dormiva, forse?
Per non parlare della musica: Luisa aveva mai udito un suono provenire da oltre la porta, perennemente chiusa, di quella stanza? Alessandra aveva forse insonorizzato la stanza a sua insaputa? Immaginò di aprire un giorno la porta e trovarsi a contemplare quattro pareti interamente rivestite di vaschette portauova.
In compenso, Alessandra pagava ogni mese l’affitto con la puntualità di un orologio svizzero e questo bastava a far sì che Luisa non prendesse mai in nessuna considerazione la possibilità di liberarsi di lei.
Varcata la soglia di casa, Luisa attraversò il lungo ingresso per raggiungere il bagno. Passò quindi dalla cucina per bere dell’acqua e si sedette infine al computer nel piccolo studio-soggiorno. Accese il pc e aprì direttamente il file Zio_Lupo.docx, senza neanche preoccuparsi di controllare prima la posta.




Questa parte del labirinto è stata scritta da Ivano Landi, autore dei romanzi L'Estate dei Fiori Artici e Solve et Coagula.



Ecco cosa puoi fare adesso...

  • Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
    • La sua lettura alla ricerca di ricordi perduti d'infanzia non si protrasse però a lungo. Ben presto un messaggio di Skype fece capolino nell'angolo destro del computer: Non hai risposto alla mia mail, dunque ti chiedo l'amicizia qui. Ho bisogno di parlarti.
      Chi poteva averle scritto quel messaggio? Luisa non ne aveva idea. Controllò il nome utente.
      Fabri84 non le diceva niente.
      Il solito scherzo idiota, pensò, gente che sceglie contatti a caso e rompe.
      Tornò alla sua lettura, ma non riusciva a concentrarsi. Non aspettava forse un imprevisto? Forse quel messaggio era l'Imprevisto, quello con la i maiuscola. [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAAA di Romina Tamerici, clicca sul link)
    •  Luisa lesse la fiaba tutta di un fiato, poi sorrise. Sorrise davanti alla sua ingenuità di bambina ma anche alla sua ingenuità di adesso. Cosa si aspettava? Di provare gli stessi brividi di allora? Chiuse comunque gli occhi e cercò di tornare con il ricordo ai giorni della sua infanzia. Soprattutto cercò di rievocare dentro di sé la voce della nonna mentre le raccontava proprio quella storia. Si ritrovò invece a pensare al giorno di dodici anni prima in cui finalmente si convinse ad andare a trovarla in ospedale. Troppo tardi però, perché era già in coma. E per giunta con la pelle tutta gialla e incartapecorita, trasparente quasi. [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAAB di Ivano Landi, clicca sul link)
  • Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
  • Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente  (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.



Forza e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!



Attenzione: lo spazio dei commenti qui sotto può essere usato per fare commenti tecnico/stilistici o di gradimento sulla parte in sé, non per scrivere continuazioni. 



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