Era stata una serata ben strana. Mentre saliva le otto
rampe di scale che portavano al suo appartamento Luisa ripensò a Giulia, che
dopo aver assistito a una conferenza tutta dedicata a simboli e analogie
interpretava in senso letterale il messaggio che Eva Luna le aveva riservato.
Ma ripensò soprattutto a quello che era capitato a lei: ritrovarsi a essere la
consorte, per quanto immaginaria, di un imperatore che aveva tutta l’aria di
fare lo spazzacamino di lavoro non era certo il massimo della vita. Oppure
lavorava nelle pompe funebri? L’aria da beccamorto ce l’aveva proprio… Per un
attimo sorrise all’idea, poi però si vergognò un po’ dei suoi stessi pensieri: magari
era un bravissimo ragazzo e in fin dei conti era stato vittima della situazione
al pari di lei. Si augurò comunque lo stesso di non trovarselo mai più davanti
in vita sua.
Quando finalmente arrivò davanti alla porta
dell’appartamento, infilò la chiave nella serratura e la girò. Un solo scatto:
significava che Alessandra era rientrata prima di lei. Non che facesse molta
differenza in realtà, perché si chiedeva spesso se non avesse per caso
affittato la stanza a un fantasma. Erano quasi due anni che coabitavano, eppure
non poteva dire di conoscere la sua inquilina molto meglio del primo giorno.
Sapeva solo che veniva da un paese della Basilicata, che aveva un’età compresa
tra i venti e i ventiquattro anni e che studiava violoncello al conservatorio.
Con lei era impossibile dar vita a un qualsiasi
dialogo. Quando si incrociavano nell’appartamento, Alessandra era sempre di
passaggio da una stanza a un’altra e si salutavano e basta. Solo in rari casi
era solo successo che l’avesse invitata a una delle sue esibizioni musicali, ma
era sufficiente che Luisa accennasse appena a un segno di diniego perché la
cosa finisse lì.
Tra le altre cose, Luisa si chiedeva anche se la sua
inquilina fosse o no provvista di un apparato urinario o di un tubo digerente:
non la vedeva mai usare il bagno. In cucina entrava solo per aprire la porta
del frigo e bere alcuni sorsi di succo di frutta. Poi, naturalmente, spariva di
nuovo. Se e quando cucinasse e mangiasse era un totale mistero… di notte mentre
lei dormiva, forse?
Per non parlare della musica: Luisa aveva mai udito un
suono provenire da oltre la porta, perennemente chiusa, di quella stanza?
Alessandra aveva forse insonorizzato la stanza a sua insaputa? Immaginò di
aprire un giorno la porta e trovarsi a contemplare quattro pareti interamente
rivestite di vaschette portauova.
In compenso, Alessandra pagava ogni mese l’affitto con
la puntualità di un orologio svizzero e questo bastava a far sì che Luisa non
prendesse mai in nessuna considerazione la possibilità di liberarsi di lei.
Varcata la soglia di casa, Luisa attraversò il lungo
ingresso per raggiungere il bagno. Passò quindi dalla cucina per bere
dell’acqua e si sedette infine al computer nel piccolo studio-soggiorno. Accese
il pc e aprì direttamente il file Zio_Lupo.docx,
senza neanche preoccuparsi di controllare prima la posta.
Questa parte del labirinto è stata scritta da Ivano
Landi, autore dei romanzi L'Estate dei Fiori Artici e Solve
et Coagula.
Ecco cosa puoi fare
adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- La sua lettura alla ricerca di ricordi perduti d'infanzia non si protrasse però a lungo. Ben presto un messaggio di Skype fece capolino nell'angolo destro del computer: Non hai risposto alla mia mail, dunque ti chiedo l'amicizia qui. Ho bisogno di parlarti.Chi poteva averle scritto quel messaggio? Luisa non ne aveva idea. Controllò il nome utente.Fabri84 non le diceva niente.Il solito scherzo idiota, pensò, gente che sceglie contatti a caso e rompe.Tornò alla sua lettura, ma non riusciva a concentrarsi. Non aspettava forse un imprevisto? Forse quel messaggio era l'Imprevisto, quello con la i maiuscola. [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAAA di Romina Tamerici, clicca sul link)
- Luisa lesse la fiaba tutta di un fiato, poi sorrise.
Sorrise davanti alla sua ingenuità di bambina ma anche alla sua ingenuità di
adesso. Cosa si aspettava? Di provare gli stessi brividi di allora? Chiuse
comunque gli occhi e cercò di tornare con il ricordo ai giorni della sua
infanzia. Soprattutto cercò di rievocare dentro di sé la voce della nonna
mentre le raccontava proprio quella storia. Si ritrovò invece a pensare al
giorno di dodici anni prima in cui finalmente si convinse ad andare a trovarla
in ospedale. Troppo tardi però, perché era già in coma. E per giunta con la
pelle tutta gialla e incartapecorita, trasparente quasi. [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAAB di Ivano Landi, clicca sul link)
- Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
- Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.
Forza e coraggio,
l'avventura nel dedalo continua!
Attenzione:
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tecnico/stilistici o di gradimento sulla parte in sé, non per scrivere
continuazioni.
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