venerdì 16 agosto 2013

Parte AB di Salomon Xeno



Il fatto è che nessuno mi ha parlato delle due porte.
Ma andiamo con ordine.
Sono clinicamente morto. Questo significa che tutti i segni vitali sono piatti come il marmo della lapide dietro cui riposo. Così, mentre il corpo si decompone e foraggia nuove forme di vita, la mia ombra risiede in questo limbo.
La morte non è come la immaginavo. È come stare una sala d'attesa. Le pareti sono di un grigio spento, interessato da un tenue barbaglio soltanto quando qualcuno entra o esce. Per il resto la stanza è spoglia. C'è odore di pioggia e un certo livello di umidità, quasi ci trovassimo dentro una nuvola, ma senza un filo di vento; per fortuna, perché temo che un semplice alito possa spazzarmi via.
Il fatto è che non dovrei trovarmi qui. Le altre ombre vanno e vengono; cosa ci sia oltre, tuttavia, ancora lo ignoro. Dove mi trovo? Non so dove andare né come andarci. Nessuno me l'ha spiegato.


Ricordo che una volta chiesi aiuto a una donna francese, che stava già iniziando a scomparire.
«Parbleu!» gracchiò «Non ricorda nemmeno il suo nome!»
Si voltò e scomparve senza darmi possibilità di replicare.
Fu da quel momento che caddi in depressione. Ogni tanto rivolsi la parola a qualcuno, nella speranza che mi potesse indicare la strada, ma non accadde mai nulla, finché un giorno l'uomo delle pulizie, un tipo smilzo ed emaciato che mi aveva preso in simpatia, mi spiegò cosa mi mancava per poter trascendere definitivamente e in maniera del tutto naturale.
«Devi ricordare il tuo nome» disse.
Lo ringraziai, aspettandomi ulteriori indicazioni. Ci volle un'eternità, ma alla fine riuscii a strappargli le informazioni di cui necessitavo.

E così, dato che avevo scoperto tutto ciò che dovevo sapere, non mi restava che partire non appena ne avessi avuto l'occasione. Ho atteso il primo bagliore, poi mi sono fiondato su di esso, scoprendo così che potevo attraversare la parete fumosa che mi ingabbiava. Mi sono ritrovato in una specie di galleria, lunga e buia, percorsa da suoni e luci incoerenti. Li ho riconosciuti subito, poiché provenivano senza dubbio dal mondo dei vivi.
Dopo un volo sfiancante, mi sono ritrovato in una seconda stanza, più piccola, del tutto simile alla sala d'attesa se non fosse che una delle pareti era ricavata dalla roccia e al suo centro c'erano due porte affiancate. Una è d'avorio, o almeno così mi sembra, finemente intagliata con scene di grandiosità prese dalla storia umana, dall'antichità fino a oggi (riconobbi con orrore i Panzer VI Tiger del Reich). L'altra, di materiale simile ma di tinta più scura, reca dei bassorilievi che ritraggono momenti di vita quotidiana, dal paleolitico alle odierne lavatrici.
Ora sono qui e da qui devo in qualche modo proseguire.
Ma non ho idea di quale delle due porte sia quella giusta.



Questa parte del labirinto è stata scritta da Salomon Xeno, gestore del blog Argonauta Xeno.  



Ecco cosa puoi fare adesso...
  • Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
    • Ho la strana sensazione che le porte mi stiano fissando. Prima, forse, avrei pensato di aver bisogno di qualche ora di sonno; ma dato che sono ufficialmente morto, il possibile e l’impossibile cominciano a non avere più confini così netti.
      Devo scegliere, questo è poco ma sicuro. Innanzitutto, devo decidere se rimanere qui o provare ad attraversare una delle due porte, ma non c’è da riflettere molto, a dire il vero: chi diavolo vorrebbe passare l’eternità fermo in questo non-luogo?
      La seconda scelta, invece, potrebbe richiedere più tempo. Non che questo mi manchi, per l’appunto. [continua] (vai alla parte ABA di Salamandra, clicca sul link).
    • Due porte, una con un significato una con un altro. Mi ricorda qualcosa, una favola forse. Non riesco a focalizzare bene. Secondo l'uomo delle pulizie avrei dovuto scegliere il mio percorso, ora intuisco come: la scelta di una delle tue porte mi porterà alla mia destinazione. Mi avvicino verso la porta che mi dà una sensazione di calore, quella con scene familiari, con le donne intente alla cucina e ai propri figli. La sfioro e, senza rendermi conto del come, mi trovo dall'altra parte, in una stanza esagonale. Mi volto per realizzare che non riuscirò a tornare indietro in questo labirinto, mai  [continua] (vai alla parte ABB di Reiuky, clicca sul link).
    • Alla fine ho scelto l’ingresso più rassicurante. Da vivo sono sempre stato un codardo, non c’è motivo di cambiare abitudini solo perché adesso sono defunto.
      Il tunnel che mi è apparso davanti agli occhi è piuttosto esteso. I bassorilievi si estendono ovunque, dal pavimento alle pareti sino al soffitto. Uno spazio vuoto circolare totalmente ricoperto di rilievi. Mi ha fatto venire in mente certi oggetti d’avorio finemente cesellati che ho visto in vari musei: ninnoli estremamente piccoli in cui, miniaturizzati, erano riprodotte case, persone, città, campagne, animali. [continua] (vai allaparte ABC di Ariano Geta, clicca sul link). 
  • Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente  (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.

Forza e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!



Attenzione: lo spazio dei commenti qui sotto può essere usato per fare commenti tecnico/stilistici o di gradimento sulla parte in sé, non per scrivere continuazioni. 




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