Vorrei chiederle altro, ma la luce si fa ancora più
intensa per pochi istanti. Quando diminuisce, il bagliore diventa ugualmente
diffuso e della tara non vi è più
traccia.
Devo seguire la mia ispirazione, ha detto. Devo
giungere all'oscurità.
Io che vado verso l'oscurità? Mi suona impossibile. Dal
più banale timore del buio alla più matura paura per la violenza, mai mi sono
sporto verso l'oscurità. Perlomeno credo. In ogni caso ho già constatato che la
mia opportunità di scelta è solo astratta.
Mi guardo attorno. In quel fulgore senza fine, in
quella sorta di bianca stanza senza muri o segni, dove avrei dovuto andare?
Dov'era l'oscurità?
Un pensiero banale mi attraversa la mente: dove c'è
luce c'è ombra. La mia anima, immersa in quel biancore, produce forse
dell'oscurità?
Come se fossi sotto al solo di mezzogiorno, mi guardo i
piedi: eccola, tenue ma solida, una macchia scura d'oscurità sotto di me.
Sento l'angoscia assalirmi e ai miei occhi quella
macchia si dilata, diviene più marcata. Mi sta ingoiando e mi accorgo di
tremare. Gli occhi mi stanno forse pungendo per l'imminente pianto? Anche in
vita crollavo con così poco?
Nel momento in cui il buio mi avviluppa e mi strattona
verso il basso, la risposta è chiara: sì, ero debole e codardo fino a quel
punto.
Urlando mi sento precipitare, ora circondato da un buio
talmente intenso da essere accecante come la luce stessa. Eppure, come prima,
vedo lo stesso. E lì, innanzi a me come se fosse un'altra anima appena pulsante
in quell'oscurità altrimenti totale, vi è la cosa più terribile che io abbia
mai visto: un candido cavallo, con sfumature grigiastre, tanto magro da
contargli le costole e da vederne i denti senza che esso li mostri. Sta ritto e
mi fissa. Mi scruta, con le sue orbite quasi vuote, poderoso e pregnante di
cattivi presagi, sulle sue tre zampe. Sì, tre, solo tre, muovendo la coda irrequieto.
Sembra un emissario di morte e un altro ricordo scatta nella mia mente: Helhest è il cavallo infernale, portatore di
malattia e morte per i vivi, guida delle anime dopo il trapasso.
Evidentemente in passato la mia passione si era rivolta
un po' a tutte le mitologie visto che ricordavo che Helhest fosse della cultura
norrena.
Ma io, ora, cosa dovrei fare? Voglio e non voglio
sapere cosa ci fa in quel luogo questa creatura raggelante.
Helhest si avvia verso la zona opposta rispetto a me.
Nuovamente, sento che la mia unica scelta sia seguirla per non perdermi per
sempre in quell'infinita tenebra.
Questa parte del labirinto è stata
scritta da Maria Todesco, gestrice del blog omonimo
e autrice della raccolta poetica Cristalli
di vita.
Ecco cosa puoi fare
adesso...
- Poi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- Al momento non ci sono alternative, mi dispiace...
- Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
- Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.
Forza e coraggio,
l'avventura nel dedalo continua!
Attenzione:
lo spazio dei commenti qui sotto può essere usato per fare commenti
tecnico/stilistici o di gradimento sulla parte in sé, non per scrivere
continuazioni.
Contatto fra due diverse mitologie in una fase di non-vita... il bivio diventa sempre più stimolante...
RispondiEliminaConfesso di essere molto stupita anch'io. Ogni pezzo del dedalo mi sorprende!
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