Luisa poi
la guardò passare davanti a lei con passo svelto e sparire dal lato opposto
della stanza. Tese poi l’orecchio per sentire i suoni che provenivano dalla
cucina. Ecco che Alessandra apriva e richiudeva la porta del frigo; poi
prendeva un bicchiere dalla credenza, lo posava sul tavolo e lo riempiva con
uno dei suoi succhi di frutta…
Una delle tante cose di Alessandra di
cui Luisa non poteva fare a meno di stupirsi era che suonasse il violoncello.
Non si considerava certo un’esperta di musica, soprattutto classica, ma spontaneamente
lei associava nella sua immaginazione quello strumento a una figura molto
diversa da quella della sua inquilina. Pensava a una donna o ragazza alta, dal
volto ovale, dai capelli corvini e magari dall’espressione malinconica. Sapeva
però che si trattava solo di una suggestione provocata dalla particolare
timbrica del violoncello, così cupa e misteriosa almeno nel suo registro grave.
C’era poi il discorso delle dimensioni: Luisa cercava di immaginarsi Alessandra
che lo suonava da seduta e la vedeva quasi scomparire dietro lo strumento.
In quel momento la ragazza rientrò
nella stanza e con lo stesso passo svelto di prima si avviò verso il corridoio.
Non era certo la prima volta che lo faceva sotto i suoi occhi, ma era la prima
volta che Luisa sentiva di doverla fermare, in un modo nell’altro.
«Alessandra!» esclamò con forza, quasi
contasse sul potere del suono della parola per impedirle di lasciare la stanza.
In un certo senso fu quello che
accadde, perché la ragazza si arrestò all’istante. Poi si volse lentamente a
guardarla.
«Ti piacciono le fiabe?» continuò
Luisa, quando i loro sguardi si incontrarono.
Alessandra rimase per alcuni istanti
immobile a guardarla in silenzio con i suoi grandi occhi azzurri, poi
finalmente si decise a rispondere: «Sì».
Luisa era perplessa. Qualcosa non
andava in quella risposta, come anche nell’espressione del volto della ragazza.
Avrebbe dovuto chiedere perché le faceva quella domanda, no? Almeno lei, al
posto suo, avrebbe accompagnato la sua risposta con una domanda: «Sì, perché?» avrebbe detto.
O, al limite, avrebbe condito il suo sì con un punto interrogativo negli occhi.
Va be’, pensò ancora Luisa, ognuno è fatto a modo suo.
O, al limite, avrebbe condito il suo sì con un punto interrogativo negli occhi.
Va be’, pensò ancora Luisa, ognuno è fatto a modo suo.
«Posso leggertene una?» aggiunse.
Stavolta la ragazza annuì
semplicemente con un cenno della testa. Un cenno neutro, avrebbe detto ancora
Luisa, né esitante né deciso.
«Si intitola Zio Lupo. A me la
raccontava mia nonna. Ascolta».
Solo che in quel momento Luisa si
sentì precipitare, suo malgrado, nell’imbarazzo. In fondo, davanti a lei ad
ascoltarla c’era pur sempre una musicista, cioè una persona perfettamente in
grado di giudicare le qualità di una voce, le sue sfumature espressive, la dizione...
E si rendeva anche conto, allo stesso tempo, di desiderare terribilmente di fare bella figura con la sua
inquilina. D’altronde aveva dovuto improvvisare e leggerle la fiaba che aveva
sotto il naso era la sola idea che le fosse venuta lì per lì.
Raccolse così tutto il suo coraggio e
iniziò a leggere.
Questa parte del labirinto è stata scritta da Ivano
Landi, autore dei romanzi L'Estate dei Fiori Artici e Solve
et Coagula.
Ecco cosa puoi fare
adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- Un lungo e accalorato applauso: fu questa la reazione, del tutto imprevista, dell’ascoltatrice al termine della lettura.Non appena si fu ripresa dallo stupore, Luisa la rimproverò dolcemente: «Che ti prende? A quest’ora poi… sveglierai tutti nel palazzo!».«No, non tutti dormono» replicò calma Alessandra.Luisa sospirò: «E tu come fai a saperlo? E poi che significa? Anche se ci fosse solo una persona che dorme sarebbe abbastanza».
- Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
- Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.
Forza e coraggio,
l'avventura nel dedalo continua!
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