E detto
questo, dopo ancora un’ultima breve deviazione a sinistra, Fabrizio guidò le
sue due ospiti oltre la porta d’ingresso della mansarda vera e propria, fino a
un salottino che a Luisa ricordò il suo per dimensioni e collocazione.
«Questo è lo spazio in comune della
mansarda» spiegò Fabrizio aggiustando nel contempo, da bravo padrone di casa, i
cuscini sul divano «insieme al bagno e al cucinotto che, come potete vedere» aggiunse
indicando alla loro destra «è stato ricavato trasformando il terrazzino in una
sorta di serra».
«Wow»
esclamò per l’ennesima volta Giulia «ma questa è la casa dei miei sogni!».
«Se sei
interessata, l’altra metà della mansarda è libera al momento» l’avvertì
Fabrizio.
«Sarebbe
bello» osservò lei «ma non oso mettere una tale distanza tra me e il lavoro.
Fare tutta questa strada nel traffico due volte al giorno mi ucciderebbe».
I tre
sedettero quindi insieme a conversare e bere tè indiano speziato per un’altra
decina di minuti, finché Fabrizio non si decise finalmente ad aprire alle due
amiche la porta del suo atelier. Bastò un attimo e Luisa e Giulia si
ritrovarono immerse in un’atmosfera completamente diversa: quella di un luogo di
lavoro affollato di oggetti e pervaso dell’odore penetrante degli oli e delle
trementine. Una grande finestra laterale e una sorta di lucernario aperto sullo
spiovente del tetto conferivano tuttavia al locale, che altrimenti sarebbe
stato una comune stanza di medie dimensioni, quel senso di spazialità a cui lo
stesso Fabrizio aveva accennato al loro arrivo. Era del resto facile immaginare
come nelle giornate lunghe e luminose la luce dovesse invaderne ogni recesso,
mentre il cupo pomeriggio invernale li costrinse a ricorrere, in
quell’occasione, alla luce artificiale.
In
quanto ai dipinti, erano affastellati un po’ ovunque lungo il perimetro delle
pareti, mentre al centro della stanza si trovavano due cavalletti con due
diverse opere in lavorazione. Una di queste era coperta da un telo ma l’altra
era in bella vista e attirò subito gli sguardi delle due ragazze.
«Questa
è una copia della Fuga in Egitto di Gentile da Fabriano che sto
realizzando su commissione per un negozio del centro» spiegò Fabrizio, che subito
aggiunse «in realtà è così che mi guadagno da vivere, con i cosiddetti falsi
d’autore».
«E
l’altro?» chiese Giulia, riferendosi al dipinto nascosto dal panno sul secondo
cavalletto.
«Quello»
replicò Fabrizio «è l’Arcano XV, Il diavolo. La carta dei Tarocchi a cui
sto lavorando adesso».
«Perché
è coperto?» domandò Luisa con una punta di allarme nella voce.
«Per una
ragione molto banale» le rispose divertito Fabrizio «devo terminare al più
presto la Fuga in Egitto e lui nel frattempo riposa in attesa che io
torni a dedicargli la mia attenzione. Cosa che spero accada il prima
possibile».
«In ogni
caso» continuò «ho tutta l’intenzione di mostrarvelo. Vorrei però seguire un
certo ordine e farvi prima vedere i quattordici Arcani che ho già terminato di dipingere».
E detto
questo, afferrò ai margini un grande pannello di compensato e lo girò
lentamente rivelandone il lato prima nascosto.
Questa parte del labirinto è stata scritta da Ivano
Landi, autore dei romanzi L'Estate dei Fiori Artici e Solve
et Coagula.
Ecco
cosa puoi fare adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- Comparve così davanti agli occhi delle due ammirate spettatrici una serie di acrilici, ognuno dei quali raffigurava un diverso Arcano, realizzato con la stessa minuzia di dettaglio e la stessa resa cromatica dei dipinti della galleria. Erano tutti della stessa dimensione, a occhio e croce quella di un foglio A4, ed erano appesi al pannello in file di quattro.«Ma sono stupendi… semplicemente meravigliosi» commentò Giulia estasiata. [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAABAAAAAAAAAAAA di Ivano Landi, clicca sul link)
- Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
- Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.
Forza
e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!
Attenzione: lo spazio dei commenti qui sotto
può essere usato per fare commenti tecnico/stilistici o di gradimento sulla
parte in sé, non per scrivere continuazioni.
Nessun commento:
Posta un commento
Che cosa ne pensi di questa parte del dedalo?