Si era
nel frattempo, tra un discorso e l’altro, avvicinato al cavalletto con il
dipinto dell’Arcano XV coperto dal telo.
«Non è per caso» disse dopo una breve
pausa «se ho detto che finora ho rispettato l’iconografia più classica.
Con l’Arcano XV, Il diavolo, ho
deciso invece di uscire e di molto dal seminato… il risultato è questo!».
E come durante un gioco di prestigio,
da sotto il telo apparve finalmente il misterioso dipinto. Un dipinto con tutte
le caratteristiche essenziali dei quattordici che l’avevano preceduto, salvo il
fatto che era ancora in fase di realizzazione. Ma questo riguardava soprattutto
lo sfondo, poco più di un abbozzo, mentre la figura del diavolo in primo piano
era già abbastanza definita in tutti i suoi dettagli.
«Ma questo non è il diavolo!» esclamò
Giulia.
Fabrizio sorrise, soddisfatto
all’apparenza dall’effetto ottenuto.
«Lo è e non lo è allo stesso tempo»
replicò «in realtà, prima iniziare a dipingere il miei Arcani ho fatto una
ricerca approfondita, soprattutto sul web. Alla fine, ho passato in rassegna
oltre cento diversi mazzi di Tarocchi di tutte le epoche, dai più scadenti e
perfino ridicoli ai più raffinati…».
«E a un certo punto» continuò «mentre
mi occupavo della figura del diavolo, mi sono accorto che in alcuni rari mazzi
la sua figura era sostituita da quella del dio Pan da cui, come è noto, il
cristianesimo ha derivato l’iconografia tradizionale del diavolo. Si tratta, a
tutti gli effetti, del risultato di un’operazione di ricerca filologica. Ed è
stato proprio mentre riflettevo su questo che ho avuto l’intuizione… Avete per
caso visto L’esorcista? Il film, intendo dire» domandò a bruciapelo.
Entrambe le ragazze risposero con un
no.
«Be’, certo» proseguì lui «è una vecchia
pellicola, degli anni settanta. Né io né voi eravamo nati all’epoca. Però nel
2000 hanno messo in circolazione una nuova versione, più lunga e restaurata,
del film e sono andato a vederlo. Cosa c’entra? Chiederete voi. Be', c’entra,
perché probabilmente senza aver visto quel film non sarei mai arrivato a
concepire questa carta così com’è».
E a questo punto scrutò le sue due
ascoltatrici negli occhi. Sembrava evidente anche a loro che ci stesse provando
gusto a tenerle sulle spine. O forse si aspettava che gli facessero una
domanda. Comunque sia, dopo pochi istanti ricominciò a parlare.
«Mi sono infatti improvvisamente
ricordato» spiegò «che la ragazzina nel film è posseduta da un antico demone
babilonese che poi ho scoperto essere forse la più antica personificazione
conosciuta del nostro diavolo,
del diavolo in Occidente. Anche le sue braccia» aggiunse indicando il dipinto
«sono nella stessa posizione in cui vengono raffigurate tradizionalmente, con
il braccio destro sollevato verso l’alto ma piegato all’altezza del gomito e il
braccio sinistro con le dita che puntano al suolo… Per concludere, quello che
mi sono detto è che, se qualcuno si era spinto fino a scomodare l’antica Grecia
e il dio Pan per realizzare questo Arcano, cosa impediva a me di spingermi
oltre, fino all’antica Babilonia e al suo demone Pazuzu?».
Questa parte del labirinto è stata scritta da Ivano
Landi, autore dei romanzi L'Estate dei Fiori Artici e Solve
et Coagula.
Ecco
cosa puoi fare adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- «E sei assolutamente certo che nessuno ci abbia pensato prima di te?» chiese Giulia.«Assolutamente è una parola grossa» rispose Fabrizio «ma ne sono ragionevolmente certo. Oltre ad avere consultato i cento e passa mazzi online, ho anche associato alla parola Tarocchi, nella barra delle ricerche, ogni definizione a cui io sia riuscito a pensare: babilonesi, mesopotamici, assiri... e a questo proposito» aggiunse «vi invito a guardare di nuovo i primi quattordici arcani e forse vi accorgerete di qualcosa che prima vi è sfuggito». [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAABAAAAAAAAAAAAAA di Ivano Landi, clicca sul link)
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Forza
e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!
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