«E sei
assolutamente certo che nessuno ci abbia pensato prima di te?» chiese Giulia.
«Assolutamente
è una parola grossa» rispose Fabrizio «ma ne sono ragionevolmente certo. Oltre ad
avere consultato i cento e passa mazzi online, ho anche associato alla parola
Tarocchi, nella barra delle ricerche, ogni definizione a cui io sia riuscito a
pensare: babilonesi, mesopotamici, assiri... e a questo proposito» aggiunse «vi
invito a guardare di nuovo i primi quattordici arcani e forse vi accorgerete di
qualcosa che prima vi è sfuggito».
«Di cosa dovremmo accorgerci?» chiese
Luisa dopo forse un minuto.
Fabrizio ridacchiò: «Sì, forse non è così facile da
vedere. Ma se, come vi ho detto all’inizio, è innegabile che io abbia
rispettato in essenza l’iconografia tradizionale dei Tarocchi, è però anche
vero che ho sostituito i vestiti medievali con i costumi degli antichi
babilonesi. Lo stesso vale per il carro dell’Arcano VII, che è in puro stile
assiro-babilonese. E anche per il prossimo Arcano, il XVI, utilizzerò una torre
quadrata nello stesso stile…».
«Insomma, se ho capito bene»
intervenne Giulia «così come esistono i Tarocchi egizi o pellerossa, presto
esisteranno anche i Tarocchi babilonesi».
«È quello che spero» commentò Fabrizio
«in ogni caso» aggiunse, tornando a indicare l’Arcano del diavolo sul
cavalletto «conto molto su di lui per convincere l’editore…».
E aveva i suoi buoni motivi per farlo,
convennero le due amiche. Il demone, dal corpo squamoso e piumato come quello
dei dinosauri e di colore blu e rosso, era veramente impressionante nel suo
realismo. Inoltre, se si eccettuavano le quattro ali, ancora da colorare,
sembrava già anche dipinto per intero.
Un dettaglio indubbiamente
appariscente era poi rappresentato dai genitali, che Fabrizio non aveva cercato
in alcun modo di stilizzare o camuffare. Sembrava, al contrario, avercela messa
tutta per esaltare la natura fallica della singolare e terrificante creatura.
«Non pensi che quello, così in
bella vista, possa darti dei problemi?» domandò Giulia.
«Spero proprio di no» replicò lui
divertito «ammetto che mi seccherebbe molto dovergli mettere le mutande».
«Magari si accontenterebbero di una foglia
di fico» scherzò Giulia a sua volta.
Quindi Fabrizio si dilungò per alcuni
minuti sugli aspetti pratici del suo progetto. In autunno, spiegò, sempre che
fosse riuscito a rispettare il suo programma, avrebbe completato tutti e
ventidue gli Arcani maggiori. Li avrebbe allora fotografati per creare un
portfolio da portare in giro da un editore all’altro. Si sarebbe però trattato,
specificò, di un giro in vecchio stile poiché voleva evitare, per il momento,
di far circolare le immagini sul web.
Le due ragazze lo ascoltarono parlare
in silenzio. Almeno a vederlo e ascoltarlo, pensò Luisa, sembrava a suo agio in
quel ruolo da uomo d’affari… nulla a che vedere con la persona che si era
trovata davanti poche ore prima. Forse
la sua timidezza era confinata a un certo tipo di relazioni?, si chiese. Decise in ogni caso
che, almeno per quel pomeriggio, poteva bastare.
Questa parte del labirinto è stata scritta da Ivano
Landi, autore dei romanzi L'Estate dei Fiori Artici e Solve
et Coagula.
Ad arricchire il post, l'immagine che segue, realizzata da Ivano Landi, assemblando immagini prese dal web.
L'immagine rappresenta l'atemporalità di certe strutture archetipiche che trovano sempre una strada per manifestarsi nei secoli o nei millenni. Per maggiori informazioni, leggere Strutture antropologiche dell'immaginario dell'antropologo strutturalista francese Gilbert Durand.
Ivano Landi
Ecco
cosa puoi fare adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- «È ora di andare. Che ne dici Giuli?» disse all’improvviso, approfittando della pausa di silenzio.«Di già? Non vi ho ancora mostrato la mia stanza…» protestò timidamente Fabrizio.«Siamo venuti qui per vedere i quadri, non le stanze…» replicò Luisa.Giulia, a sua volta colta alla sprovvista dall’iniziativa dell’amica, ebbe una reazione un po’ seccata: «Non darle ascolto, Fabrizio, vedremo volentieri la tua stanza». [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAABAAAAAAAAAAAAAAA di Ivano Landi, clicca sul link)
- Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
- Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.
Forza
e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!
Attenzione: lo spazio dei commenti qui sotto
può essere usato per fare commenti tecnico/stilistici o di gradimento sulla
parte in sé, non per scrivere continuazioni.
Questa parte richiede al lettore un discreto sforzo di immaginazione e rappresenta un caso tipico di validazione del detto: "Un'immagine vale più di mille parole". Ma non si può mai sapere... chissà che un bel giorno il sogno non si avveri e qualcuno si decida a dipingerlo veramente questo mazzo di Tarocchi babilonesi!
RispondiEliminaConosco alcuni illustratori... magari un giorno leggendo questi post saranno ispirati!
EliminaHo aggiunto l'immagine che mi hai mandato. Così si aiuta l'immaginazione. Grazie.
Elimina