Sulla
via di casa, poi, Luisa raccontò al suo compagno d’auto tutta la storia, a
cominciare dalla strana coincidenza del libro fino al colloquio avuto con
Giulia, e gli chiese un parere.
«Era
sicuramente una delle feste potlatch organizzate dal Diavolo» commentò
lui, lasciandola a dir poco esterrefatta.
«Una
festa cosa?» esclamò Luisa «E cosa c’entra il diavolo?».
Il
ragazzo rise, poi iniziò a spiegare: «Il Diavolo era il soprannome di un
tipo un po’ bizzarro che aveva un negozietto di chincagliere in centro. Girava
il mondo facendo incetta delle cose più strane, poi le rivendeva. Faceva sempre
anche in modo che i suoi viaggi fossero più avventurosi possibile e, alla fine,
più che un commerciante si considerava una specie di antropologo o di sciamano,
a seconda del punto di vista che sceglieva di adottare sul momento. In
quanto all’appellativo di Diavolo» aggiunse «gli derivava dal fatto che nel suo
negozio era sempre circondato da un mare di articoli da stregoneria, non certo
perché fosse un tipo malvagio. In realtà, non avrebbe mai schiacciato
volontariamente neppure una zanzara».
«Perché
ne parli al passato?» chiese Luisa.
«Perché è
passato. Un annetto fa, il suo ultimo viaggio gli è costato la vita. Dalle
parti del Nepal, mi pare».
«Mi
dispiace» commentò Luisa. E in qualche modo, per qualche ragione, le dispiacque
veramente.
«Be’,
era sempre stato molto consapevole dei rischi che si prendeva» replicò l’amico
«e penso che avesse pochi dubbi sul fatto che sarebbe finita proprio così».
«Bella
consolazione! Ma che cosa dicevi ancora a proposito della festa?».
«Che era
una di quelle tipiche feste che lui amava organizzare e che chiamava feste
potlatch. Il potlatch, come ho imparato da lui stesso, è uno scambio
di doni rituale tipico di alcune tribù di pellerossa. E proprio per non
togliere del tutto allo scambio il suo significato originale, esigeva dagli
invitati che portassero degli oggetti che conservavano per loro un certo valore
non necessariamente economico».
«Sì,
adesso è tutto chiaro» osservò Luisa, chiedendosi nel frattempo tra sé e sé
come avesse fatto una come Giulia a finire nel giro di quel tipo di feste.
Probabilmente, si rispose, era andata come con il libro e ci era finita per
puro caso.
Però,
alla fine, nonostante tutte le riserve che manteneva nei suoi confronti, doveva
riconoscere che era stato proprio l’incontro con Giulia l’elemento saliente
della serata. Il che non deponeva certo a favore della festa… ma dopotutto, si
chiese, quanto tempo era che non si divertiva veramente in circostanze come
quelle? Forse addirittura dai tempi delle medie. Ma il suo vero cruccio era
stato, almeno per tutto il periodo del liceo, ascoltare regolarmente i
resoconti eccitati e eccitanti delle altre feste a cui partecipavano gli
altri, e chiedersi poi in base a quale misterioso piano del destino le
capitasse sempre di essere invitata, evidentemente, alle feste sbagliate.
Questa parte del labirinto è stata scritta da Ivano
Landi, autore dei romanzi L'Estate dei Fiori Artici e Solve
et Coagula.
Ecco
cosa puoi fare adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- In ogni caso, dopo quella sera, Luisa perse completamente di vista gli ex compagni di università e di conseguenza la stessa Giulia, fino al giorno in cui la sua futura amica non iniziò a lavorare come cassiera proprio nello stesso supermercato in cui lei aveva acquistato a suo tempo la sua copia di Dio di illusioni. Ed ecco così una seconda e altrettanto bizzarra coincidenza che andava a sommarsi a quella che aveva favorito il loro primo incontro. [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAABAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA di Ivano Landi, clicca sul link)
- Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
- Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.
Forza
e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!
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