Leggerli tutti e quattro dall’inizio alla fine era
stato un po’ come scalare una catena formata da quattro montagne, ma era
servito allo scopo: mantenerla abbastanza a lungo in un mondo a parte, preservandola
da questo. E proprio quando più le era stato necessario.
Trascorse
quindi l’ora successiva dividendosi tra la sua stanza e la cucina, tra le
pagine di Follia e i fornelli, finché a un certo punto, aprendo il
frigo, non le cadde l’occhio sui cartoni tetrapack dei succhi di frutta di
Alessandra. Come sempre erano tre e di tre gusti diversi. E non importava
quanto indietro si sforzasse di spingersi con la memoria: nel suo frigo aveva
sempre visto quei tre contenitori, sempre uguali e sempre nella stessa
posizione. Possibile, si chiese, che un essere umano potesse raggiungere
livelli di abitudine maniacali al punto da sostituire ogni volta un succo
esaurito con uno identico? E dove finivano poi, una volta svuotati, dal momento
che non ne aveva mai visto uno nell’apposito cestino per il riciclo, sotto
l’acquaio? Rimase per alcuni istanti immobile, pensierosa, poi scrollò di
spalle e richiuse il frigo. In fondo, non erano fatti suoi.
Si ricordo
però, subito dopo, dello strano liquido color verde brillante che aveva visto
bere alla sua inquilina pochi giorni prima e si chiese a quale dei tre cartoni
potesse mai corrispondere. Forse, dopotutto, valeva la pena di approfondire la
cosa. E stava appunto per riaprire il frigo, quando si rese improvvisamente
conto di non essere più sola nella stanza. Si voltò di scatto e si trovò di
fronte proprio lei, Alessandra. E chi, altrimenti?
Si
immobilizzò di colpo: «Ciao, non mi ero accorto che eri entrata» esclamò
imbarazzata.
«Ciao» rispose
semplicemente l’altra.
Luisa si
sentiva in realtà come colta con le mani nel sacco, nonostante non avesse avuto
il tempo di fare nulla che potesse giustificare quella sensazione. Ma aveva la
vaga impressione che la sua inquilina potesse, in qualche modo misterioso, aver
subodorato le sue intenzioni. Il fatto poi che la ragazza si trovasse in cucina
nello stesso momento in cui c’era lei, quando di solito evitava di farlo,
sembrava esserne la conferma.
«Posso?»
disse all’improvviso Alessandra, indicando il frigo.
«Oh, ma
certo, scusa…» rispose Luisa, scostandosi all’istante e tornando con un balzo
ai suoi fornelli.
Cercò
comunque di seguire, con la coda dell’occhio, i movimenti della ragazza, ma
senza in realtà riuscirvi perché lo sportello aperto del frigorifero la
riparava a sufficienza dalla sua vista. La udì soltanto versare il liquido nel
bicchiere e berlo.
Ma quando aveva poi avuto il tempo di
prendere il bicchiere dalla credenza?, si domandò ancora Luisa, E per di più senza farsene accorgere?
Alessandra
lavò quindi velocemente il suo bicchiere prima di uscire nuovamente dalla
stanza, lasciandolo posato rovesciato sul ripiano dell’acquaio. Luisa lo guardò
allora fisso per alcuni istanti, scendendo dentro di sé nel tentativo di
ritrovare almeno l’ombra dello stimolo che l’aveva portata, non molti giorni
prima, a incollarvi le sue labbra, a imitazione o surrogato del bacio.
Questa parte del labirinto è stata scritta da Ivano
Landi, autore dei romanzi L'Estate dei Fiori Artici e Solve
et Coagula.
Ecco
cosa puoi fare adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- Ma senza successo. Dunque era stato veramente un raptus, si disse, scuotendo la testa. Ma come e perché si era originato? Non sapeva proprio cosa pensare…Subito dopo cena, accese il pc e si collegò a internet. Scaricò la posta e controllò se, tra notifiche dei social network e promozioni di vario genere, vi fosse già anche la mail di Giulia. [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAABAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA di Ivano Landi, clicca sul link)
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Forza
e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!
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