Cercò
allora a quel punto di tornare a concentrarsi sulla musica, ma fu tutto
inutile: era ormai entrata, come in certi dormiveglia, in una specie di tunnel
dove i sogni e i ricordi si intrecciano insieme in un groviglio inestricabile. Era infine tornata
bambina e riconobbe il posto in cui si trovava: la campagna che si apriva sul
retro della casa della sua nonna materna, cioè, proprio della nonna che le
raccontava, insieme a tante altre, la storia di Zio Lupo.
Quello
spazio retrostante era una specie di universo a sé, la cui stessa esistenza
passava inosservata a chi si trovava a guardare l’abitazione di fronte, dal
lato della strada. Luisa, in compenso, dalla finestra del soggiorno ne poteva
circoscrivere con lo sguardo un’ampia parte. Si apriva allora davanti ai suoi
occhi il paesaggio di una valle di modeste dimensioni e anche poco profonda, i
cui confini erano stabiliti, su un lato, proprio dalla schiera di abitazioni
che comprendeva la casa di sua nonna e, sugli altri tre, dalle pendici di dolci rilievi. Al suo interno si
trovavano tuttavia boschetti ombrosi, foraggiere e campi coltivati, oltre a un
torrente il cui corso era però invisibile in ogni suo punto a Luisa dalla sua
postazione.
Accedervi
era però tutta un’altra faccenda. Per poterlo fare, lei e sua nonna dovevano
farsi aprire ogni volta, dalla gentile proprietaria del negozio di orto-frutta
che si trovava al piano inferiore dell’edificio, un pesante cancello di ferro
che oltre a sbarrare l’accesso alla valle segreta ne impediva anche la visione dall’esterno. Poi, dopo
esser passate sotto la volta di un ingresso ad arco, si incamminavano lungo una
strada di terra battuta costeggiata da una breve fila di abitazioni. Arrivavano
infine, dopo duecento metri, ai piedi di un tabernacolo con una statuina della
Madonna affiancato da un alto cipresso. Era a questo punto che la strada si
biforcava e aveva inizio per Luisa l’avventura.
Il più
delle volte sceglievano di prendere la direzione di sinistra e di imboccare
così un cammino che, seppure sotto le sembianze di un semplice viottolo,
permetteva in realtà a chi vi si avventurava di raggiungere, una
diramazione dopo l’altra, il torrente e quasi ogni altro angolo della valle.
Verso destra la strada rimaneva invece dell’ampiezza originaria, ma la sua
unica destinazione, dopo aver costeggiato un bosco ombroso per alcune centinaia
di metri, era una radura al cui centro sorgeva una vecchia casa abbandonata. E questo era un posto dove si recavano unicamente quando
c’era da far provvista di erba gattaia per la gatta di casa.
«Qui
cresce bene perché prima ci venivano le streghe a fare le loro cose»» le diceva
allora ogni volta sua nonna. Senza però mai specificare quali fossero queste cose, forse perché riteneva che fosse noto a tutti
quello che facevano le streghe.
In ogni
caso Luisa non faceva mai domande al riguardo. Continuava invece in silenzio la
sua ricerca dei moscon d’oro, che era l’occupazione a cui più amava dedicarsi
mentre sua nonna raccoglieva l’erba gattaia.
Questa parte del labirinto è stata scritta da Ivano
Landi, autore dei romanzi L'Estate dei Fiori Artici e Solve
et Coagula.
Ecco
cosa puoi fare adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- Ma poiché Luisa era anche incuriosita dalla casa in rovina, faceva sempre in modo di spingersi fin nei paraggi della recinzione che la circondava per osservarla da vicino. C’erano anche alcuni cartelli che indicavano il pericolo di crolli, ma sospettava che servissero in realtà solo a tenere lontani i curiosi come lei. L’isolamento dell’edificio aveva infatti impedito che i vandali lo prendessero di mira e gli unici danni erano stati quelli prodotti dalle intemperie e dal logoramento degli anni. In pratica, della superficie muraria, erano cadute soltanto delle parti di intonaco, una parte del camino e un angolo del tetto. [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAABAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA di Ivano Landi, clicca sul link)
- Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
- Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.
Forza
e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!
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