sabato 7 dicembre 2013

Parte AEAA di Salamandra



Alla fine, dopo diversi secondi in cui il suo sguardo infastidito non aveva fatto desistere la ragazza, tese la mano e strinse quella di lei, brevemente e senza alcuna verve. Disse il suo nome, borbottando un Alessandro a malapena udibile. Era evidente che, fosse stato per lui, avrebbe evitato del tutto di parlare.
Nonostante questo, il gesto sembrò bastare alla ragazza, che gli rivolse un sorriso e si diresse verso l’ascensore, evidentemente per seguire le sue indicazioni e andare a prendersi un caffè.
Lui sbuffò, ancora stupito, poi finì di comporre il numero del cliente in lista e si portò la cornetta all’orecchio. Guardò di nuovo l’orologio; erano le nove e ventiquattro. Sarebbe stata una lunga, lunga giornata.


***

Quando finalmente fu l’ora di uscire dal lavoro, un vento freddo e insistente lo accolse non appena superò le porte dell’edificio. Erano i primi giorni di Novembre; strinse un poco la sciarpa attorno al collo, poi incassò la testa tra le spalle e cominciò a camminare in fretta, con passi bruschi. Arricciò il naso, sentendosi tutto intirizzito.
«Ehi! Ehi, Alessandro!» esclamò una voce dietro di lui, fin troppo squillante per i suoi gusti. Quando si voltò, vide che era la ragazza nuova, quella.. come si chiamava? Lisa? Sì, Lisa. 
Guardandola di nuovo, confermò il proprio giudizio formulato in mattinata: non era niente di che. Aveva i capelli di un castano scialbo e gli occhi scuri, un po’ troppo piccoli; senza contare quell’entusiasmo così fastidioso. Per un momento, fantasticò e si chiese perché, al posto di quella, non ci fosse Silvia: a lei avrebbe risposto molto più volentieri.
«Vai anche tu verso la metropolitana?» gli chiese.
Lui scrollò le spalle, facendo un cenno d’assenso. 
«Che coincidenza, anche io! E in che direzione vai?» aggiunse, e lui arricciò di nuovo il naso, questa volta per il fastidio. Si era irrigidito ancora di più. Possibile che certe persone proprio non capiscano quando qualcuno va lasciato in pace?
«Scendo a Rogoredo» rispose, alla fine, quando lo sguardo pieno d’attesa e attenzione della ragazza si fece insopportabile. La risposta sembrò deluderla un poco.
«Oh, capisco. Io vado dalla parte opposta. Vorrà dire che ci separeremo quando dovremo prendere la metro» rispose, mantenendo quel sorriso cortese che tanto gli dava fastidio. Sembrava gliel’avessero stampato in faccia.
Però non poté fare a meno di concedersi un lieve sospiro di sollievo, pensando che per lo meno non avrebbe dovuto sopportarla anche per tutto il viaggio in metropolitana.



Questa parte del labirinto è stata scritta da Salamandra (ovviamente è un nickname). 



Ecco cosa puoi fare adesso...


  • Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
    • Al momento non ci sono alternative, mi dispiace...
  • Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente  (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.


Forza e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!



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